La spedizione climatica arriva in Asia
Il racconto di viaggio da Belgrado alla Turchia tra centrali a carbone ai fantastici laghi di Rila
La visita alla centrale a carbone di Obrenovac
Belgrado: la giornata di transito a Sarajevo con annesso bus notturno per la capitale serba è già in archivio; Selim ospita tre dei nostri, gli altri 5 in ostello in riva alla confluenza Sava-Danubio (consigli di viaggio: il parco in questione è perfetto per utilizzare fornelli e gavette, provare per credere!). E’ Janko il nostro contatto locale: ci ha aiutato a partecipare agli incontri di Oikos Belgrade e ci ha accompagnato alla centrale a carbone di Obrenovac. Alberto si è sbizzarrito col drone e le immagini raccontano impietosamente di un inquinamento letale: le acque di scarico della centrale rivelano un colore e una consistenza diversa rispetto a quelle della Sava sulle cui rive sorge il complesso industriale. Una distomia cromatica rilevabile a occhio nudo: il paese però non può farne a meno, e le promesse dei politici riguardo a una chiusura dell’impianto non sembrano troppo affidabili.
Un’inaspettata Bulgaria ci accoglie a braccia aperte da Dragoman a Rila
Storia e mitologia sono piene di imprese titaniche seguite dal necessario riposo: non ci dispiace affatto che la tratta per Sofia con gli otto posti per noi disponibili sia programmata alle 14.30 invece di quella mattutina. Una mezza giornata per rivedere il materiale prodotto, scremarlo il necessario, caricarlo sui preziosi supporti hardware e persino uno “stroll” per le vie del centro di una città che necessiterebbe in verità di un restyling urbanistico, ma che in quanto a energia vitale poco ha da invidiare ad ogni altra realtà.
Va bene ve lo confido: proprio qui a Belgrado Camilla ha festeggiato il suo compleanno, mamma le ha ricaricato la prepagata e lei ci ha invitati in un ristorantino tradizionale per una cena –finalmente-sostanziosa. Avete indovinato, carne e rakja!!!
I cellulari tornano operativi a costo zero attraversato il confine bulgaro: le paludi di Dragoman raccontano di una Bulgaria dal sapore antico, da proteggere ma anche da assaporare a ritmi lenti. Petko, rappresentante locale del WWF, e il suo amico Peter (un personaggione, l’ho fotografato tra i girasoli, roba da Pulitzer credetemi!) ci hanno fatto indossare stivaloni e tute stagne per spingerci il più lontano possibile tra canneti e pantani.
A Blagoevgrad l’intervista con Margareta e Vladimir, il Direttore del Parco Nazionale di Rila-il più esteso e importante del paese. Il giorno prima, il trekking ai laghi in un paesaggio fiabesco dove la fortuna ha baciato in fronte The Climate Route: abbiamo schivato il maltempo ma soprattutto, in discesa, Alberto ha rispolverato le sue abitudini di gioventù in Polonia. Ha scovato un porcino gigantesco e Giuseppe ha preparato il risotto- spoiler: Luca ha ripreso il momento agapico, ora davvero non potrete perdervi il nostro documentario!
L’asia dalla porta principale: Istanbul tra fiumi umani e la calma della campagna
Finalmente l’Asia! Si comincia sempre dai fondamentali: la parte asiatica di una Istanbul vitale e frenetica ancor più del solito; sono i giorni del Bayram, una delle feste nazionali più sentite. Ronja, che qui ci vive e lavora da un anno, ci mena tra vicoli, carretti di (squisito) street food e gremite stazioni della metropolitana. Risultano quanto mai provvidenziali quindi i due giorni e la notte spesi da Aysun, che con l’aiuto di familiari e braccianti ha fondato 22 anni or sono un’azienda agricola che oltre ad ospitarci ci fortifica con cibo abbondante e genuino, un’intervista di forte impatto emotivo e un calore umano che risulta l’unico vero rimedio alle tante ore di sonno mancate che abbiamo accumulato sino ad ora.
Il tempo a Istanbul è dilatato, siamo tutti a casa dell’amico Onur- ma lui è all’estero, chi accoglie tutti i membri della spedizione è Zehina che finisce per accompagnarci in giro in città come fosse anche lei una climate router d’annata.
L’intervista al Professor Bayram Ozturk rischia di saltare per un equivoco sulla location stabilita: ci riusciamo però, alla faccia pure della pioggia battente. E al ritorno, in battello, il sole fuoriesce a illuminare il Bosforo. Osserviamo le petroliere e i mastodontici cargo che puntano i Dardanelli: quanti spunti per interventi futuri. Ma questa sarà un’altra spedizione; ora, siamo già concentrati sul Mar Nero. Quasi avvertiamo il profumo dei Katchapuri di Batumi…
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