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All’inizio del nostro viaggio attraverseremo la zona nord-est dell’Italia, all’avanguardia sull’impiego di energie rinnovabili. Attraverso The Climate Route vi vogliamo parlare di quanto sia importante attuare una transizione energetica nei tempi più brevi possibili, e farvi conoscere alcune piccole realtà, ad oggi sconosciute ai più, che hanno già messo in atto questo cambiamento: i comuni 100% rinnovabili.

Energie rinnovabili – tra storia ed attualità in Italia

I dati degli ultimi anni riportano che, a livello di produzione di energia elettrica e termica da fonti rinnovabili, l’Italia è uno dei paesi dell’Unione Europea con le percentuali più alte. Questi risultati non sono stati raggiunti in poco tempo, ma gli sforzi in questa direzione sono iniziati molti anni fa, prima che il cambiamento climatico e le tematiche ambientali diventassero protagoniste in negativo della scena globale.

Già da fine 1800, vista anche la carenza di carbone reperibile sul territorio, l’Italia iniziò a costruire impianti idroelettrici di grandi dimensioni, soprattutto nel nord del paese. La creazione di questi impianti è continuata per tutto il ventesimo secolo, non senza critiche da parte di associazioni ed abitanti delle zone interessate direttamente dai danneggiamenti ecosistemici provocati dalla costruzione di grandi opere di questo tipo (dalla deviazioni/sbarramento di flussi d’acqua essenziali per gli ecosistemi e le coltivazioni a valle delle dighe fino a catastrofi come quella tristemente famosa avvenuta lungo il torrente Vajont).
Tra gli anni ’90 ed i primi anni 2000, aiutati anche da incentivi statali molto generosi, i protagonisti di questo sviluppo sostenibile divennero i pannelli fotovoltaici, dalle installazioni sulle coperture degli edifici ai primi appezzamenti di terreno, sparsi per tutta la penisola.

Ancora oggi le principali fonti di energia rinnovabile in Italia sono il fotovoltaico e il mini-idroelettrico. Nel 2020, secondo dati Terna, si riscontra però un trend in diminuzione nella produzione di energia da idroelettrico a discapito di un aumento della produzione della quota parte derivante da impianti eolici e fotovoltaici.

I primi risultati

Dal 2018, il contributo delle rinnovabili nella produzione di energia elettrica è rimasto stabilmente sopra il 30% (secondo dati Terna, nel 2019 questo contributo è stato del 35%), percentuale che si attesta intorno al 17,5% se si considerano i consumi complessivi (consumi energetici nel settore trasporti, nel settore elettrico e nel settore termico), in linea con gli obiettivi che l’Unione Europea si è posta per il 2020 (il raggiungimento di una percentuale, diversa per ogni paese e  dipendente da fattori economici e produttivi, che per l’Italia è appunto pari al 17%).

Comunità virtuose – comuni 100% rinnovabili ed esempi di comunità energetica

La transizione energetica in Italia è quindi un fenomeno che, anche se non sempre per ragioni di lotta al cambiamento climatico, ha interessato le politiche nazionali.

Importante è quindi conoscere alcuni numeri: sono più di tremila i comuni già autosufficienti per i fabbisogni elettrici e 50 per quelli termici, grazie alla produzione di energia da fonti rinnovabili.

La ciliegina sulla torta sono i 41 comuni (dati Legambiente 2020), esempi di efficientamento energetico, che sfruttano fonti di energia rinnovabile per soddisfare il proprio fabbisogno complessivo, attraverso soluzioni specifiche ed integrate nel contesto sociale ed ambientale nel quale sono immersi.
Seguendo le orme del nostro viaggio nel nord-est Italia, andiamo alla scoperta di alcune di queste realtà virtuose:

Dobbiaco (BZ)

Il comune di Dobbiaco, situato in val Pusteria a 80 km a nord-ovest del ghiacciaio della Marmolada, può contare su una potenza installata pari a 1.590 kW di impianti fotovoltaici e di 1.279 kW di mini-idroelettrico con i quali viene abbondantemente soddisfatto quello che è il fabbisogno elettrico della zona.

Questi impianti sono affiancati da oltre 1000 mq di pannelli solari termici e da una rete di teleriscaldamento allacciata a due impianti (uno a biomassa, derivante dai residui di potature boschive e scarti delle segherie locali, ed uno a biogas) grazie ai quali si riesce a soddisfare il fabbisogno termico della zona (non solo del comune di Dobbiaco ma anche quello del limitrofo comune di San Candido). Questa rete fornisce energia termica a famiglie ed esercizi commerciali dislocati in tutto il territorio comunale, riportando anche un notevole risparmio economico rispetto all’utilizzo di tecnologie tradizionali.

Interessante il fatto che la gestione del teleriscaldamento sia affidata ad una cooperativa (cooperativa FTI), alla quale sono associati il comune e la quasi totalità delle famiglie residenti e del settore commerciale.

Cavalese (TN)

Sempre grazie agli scarti di produzione delle segherie locali, questo comune in val di Fiemme produce e distribuisce la maggior parte della propria energia termica grazie ad un impianto di cogenerazione a biomassa collegato ad una rete di teleriscaldamento lunga più di 30 km, lungo i quali sono installati più di 600 scambiatori di calore connessi ad edifici pubblici e privati. Questo impianto, coadiuvato da pannelli fotovoltaici ed un mini-idroelettrico da 1MW di potenza, garantiscono l’autosufficienza energetica nell’intero territorio comunale.

Paluzza (UD)

Spostandosi più ad est lungo il nostro cammino, si può incontrare una interessante realtà come quella della SECAB: Società Elettrica Cooperativa dell’Alto Bût nel Comune di Paluzza (UD), fondata nel 1911. In questo caso non si tratta di un comune 100% rinnovabile, ma di una cooperativa, che può essere presa da esempio per quanto riguarda la gestione energetica a livello comunitario.

È infatti ormai da anni la più importante realtà atta alla produzione e la distribuzione di energia elettrica presente sul territorio friulano: sfruttando l’energia prodotta da 5 impianti idroelettrici riesce a produrre fino a 44’000 MWh elettrici, distribuiti nei territori di cinque comuni limitrofi (Paluzza, Cercivento, Treppo Ligosullo, Ravascletto e Sutrio), grazie ai quali vengono completamente soddisfatti o fabbisogni di energia elettrica.

L’area servita dalla cooperativa si estende per quasi 170 kmq, per un totale di più di 5000 utenti serviti.

Transizione energetica – tra previsioni incerte e la fiducia nel futuro

La transizione energetica avviene in maniera graduale, e molti fattori come il contesto ambientale nel quale si è immersi o avere un’organizzazione locale sensibile alla tematica facilita in maniera più o meno evidente questo cambiamento.

E’ da tener presente anche che soluzioni tecnologiche adottate in un determinato contesto non sono sempre efficaci in egual modo, ma in base a svariati fattori ambientali e sociali è possibile studiare piani di transizione consoni e personalizzati; questa transizione è un processo delicato, in quanto l’obiettivo deve essere quello di “collaborare” con gli ecosistemi senza danneggiarli, evitando quindi un uso indiscriminato di fonti rinnovabili al solo scopo di raggiungere una situazione di effimera autosufficienza energetica.

Diversi rapporti affermano che l’Italia sia uno dei paesi con le maggiori opportunità, grazie a risorse rinnovabili diffuse e differenti su tutto il territorio, che andranno sempre più sviluppate e valorizzare in una prospettiva di sviluppo locale e, più in larga scala, nazionale.
Se infatti, come detto in precedenza, l’Italia a livello europeo è uno dei capifila per produzione di energia pulita, è altrettanto vero che negli ultimi anni le nuove installazioni di questo tipo di impianti stanno aumentando troppo lentamente in prospettiva a quelli che sono gli obiettivi UE fissati per il 2030. Se l’obiettivo deve essere quello di raggiungere il traguardo di un sistema economico ad emissioni nette zero per il 2040, bisogna dare una decisa accelerata a questo processo di decarbonizzazione.

La  collaborazione tra realtà diverse porterà ai risultati voluti

Gli esempi sopra riportati indicano come anche il tessuto industriale del luogo possa lavorare a filo diretto con le amministrazioni locali, collaborando in questa transizione e diventandone anche protagonisti. Oltre ai benefici in termini ambientali, infatti, un investimento del genere porta anche rilevanti risparmi economici per tutti i fruitori di questi servizi, riuscendo a far lavorare tutti gli attori di una società come la nostra nella stessa direzione.

Inoltre, per diminuire la produzione di energia a livello industriale, associazioni di imprese e singoli cittadini possono “unire le forze” investendo nell’installazione di nuovi impianti per la produzione di energia da fonte rinnovabile per il proprio autoconsumo, costituendo le così chiamate comunità energetiche.

Inseguire l’autosufficienza energetica attraverso lo sfruttamento di fonti di energia pulita e rinnovabile porta quindi vantaggi all’intera comunità sotto tutti i punti di vista, dall’amministrazione locale al singolo cittadino, passando per il settore industriale, a patto che si rispetti l’immenso patrimonio ambientale che ci circonda.

 

 

Alex Nicolini